Meraviglie (e relax) in Thailandia – Koh Phi Phi, Phuket e Bangkok

Sawasdee!

Eccomi tornata per raccontare la seconda parte di questo viaggio. Nella prima parte della nostra avventura abbiamo visitato la precedente capitale del Siam, Ayutthaya, e abbiamo scoperto una piccola parte di Bangkok. --> Leggete qui la prima parte.

Sul traghetto verso Koh Phi Phi

Vi ho lasciato con la foto di un volo AirAsia che ci portava all’aeroporto internazionale di Phuket, fuori dal quale troviamo una confusione di taxi e lavori in corso. Riusciamo a prendere un taxi “big car”, a causa dei nostri bagagli giganti e del fatto di essere in quattro, e ci rendiamo subito conto che, come la coppia italiana conosciuta all’aeroporto di Muscat ci aveva detto, Phuket è una zona molto cara della Thailandia, a causa del turismo inarrestabile degli ultimi dieci anni.
Il taxi ci porta a Phuket Town, paesino davvero scarso di vita, soprattutto in un martedì sera DI PIOGGIA. Si, davvero, non appena arriviamo, inizia a piovere. Per fortuna avevamo cenato in aereo, perché la via dove si trova il nostro hotel è DESOLATA. Vicino a noi, c’è solo un centro di massaggi, che però non ha l’aria professionale (e pulita) dell’altro a Pratunam. Decidiamo di dargli una possibilità e ci facciamo un oil massage da delle ragazze che vestivano vestitini cortissimi (e non credo portassero le mutande). Dopo un massaggio che sarebbe stato meglio evitare, la pioggia non smette di scendere e la nostra stanchezza prende il sopravvento.
Il giorno dopo, il taxi che avevamo prenotato la sera prima (viste le difficoltà in aeroporto di trovare una “big car”) arriva puntuale e ci porta al Rassada Pier, dove prendiamo il traghetto alla volta di Koh Phi Phi. 

Andando verso l'hotel non potevo non fermarmi a cogliere questa meraviglia

Dopo due ore di navigazione, arriviamo al molo dove ci aspetta un ragazzo dipendente dell’hotel, che mette le nostre pesantissime valigie su un carretto e le trasporta all’hotel (penso che il peso totale fosse il doppio del suo peso corporeo. Dopo 15 minuti di camminata ed aver aiutato il ragazzo ad affrontare una salita ripidissima con il carretto, arriviamo al nostro splendido hotel: Phi Phi Andaman Legacy Resort,
Al check-in ci viene addirittura dato un asciugamanino bagnato e un te fresco, per rinfrescarci dalla camminata. Le nostre stanze sono grandi e confortevoli, ma non abbiamo tempo per rilassarci. Mentre camminavamo verso l’hotel avevamo visto diverse offerte di tour dell’isola, che iniziavano attorno alle 13 e, siccome avevamo solo un giorno li, volevamo sfruttarlo al meglio e vedere tutto quello che il piccolo arcipelago poteva offrirci. Troviamo un tour che potremmo fare, che parte fra un’ora, e nel frattempo pranziamo.
Veniamo accompagnati di nuovo al molo dove siamo arrivati poche ore prima e prendiamo una barca, dove ci vengono date maschere per fare snorkeling e una bottiglia di acqua. Il primo stop del tour è una baia dove facciamo un po’ di snorkeling. I pesci sono tantissimi e per niente timidi, ci vengono addosso mentre siamo sott’acqua con le maschere! Il trucco per vederne cosí tanti ci viene svelato presto: il personale del tour aveva buttato in acqua un’intera anguria, che aveva attirato i pesci.
Proseguiamo verso Maya Bay, dove per=o ci dobbiamo fermare nel lato opposto della baia, vista la bassa marea. Dobbiamo quindi andare in canoa fino alla spiaggia e poi attraversare la riserva naturale, dove ci troviamo sulla famosa spiaggia di The Beach. Ovviamente, per vedere uno spettacolo come quello delle foto si dovrebbe andare la mattina presto, anche se si rischia di non potere abbronzarsi, visto le due alte pareti rocciose che circondano la baia.

Maya Beach

Quando arriviamo noi, sono quasi le quattro ed il sole ha iniziato a scendere, quindi riusciamo a rilassarci un po’ in spiaggia prima di tornare alla barca per fare un altro po’ di snorkeling.
La tappa successiva è Monkey Beach, il tempo inizia a peggiorare e le nuvole coprono il poco sole rimasto. Arrivati alla destinazione, ci fermiamo al largo e i ragazzi del tour ci dicono che, per chi vuole vedere la spiaggia con le scimmiette, deve andarci in canoa. Una delle guide va da solo e ci lascia al nostro destino. Io e la mia amica Bali lasciamo indietro i ragazzi (che non erano proprio interessati a vedere l’ennesima spiaggia) e partiamo all’avventura. All’andata, una ragazza americana si aggiunge alla nostra canoa e si offre di pagaiare. Arriviamo alla spiaggia per vedere l’unica scimmia, attratta dai biscotti che la guida le stava offrendo, e una spiaggia piena di sporcizia e di rimasugli di pic-nic. La spiaggia di per se era piccolissima e probabilmente le altre scimmie si erano giá ritirate sugli alberi, ma è stato tristissimo vede bottiglie di vetro e plastica sotto agli alberi.
Facciamo per tornare alla barca, ma la nostra amica americana ci lascia per salire su un’altra canoa con le sue amiche. Io e Bali ci facciamo coraggio e, lei reggendo il cellulare con il quale avevamo immortalato la scimmia, ed io pagaiando, riusciamo ad arrivare alla barca. La famiglia di inglesi che era partita poco prima di noi non ha avuto la stessa fortuna peró: ad un certo punto li vediamo volare in acqua, la guida salva la mamma e il figlio ed il papá sono costretti a tornare a riva e ricominciare da capo.
Il tour doveva comprendere anche un romantico tramonto in barca, ma il sole ha deciso di non collaborare e torniamo al molo. Facciamo un po’ di shopping tra i negozi di vestiti (con tema elefanti) e souvenir (elefanti dovunque) ed andiamo all’hotel per prepararci per la serata. Peró ci viene una malsana idea, visti i diversi negozi di tatuaggi che utilizzavano la tecnica di bamboo… Magari un piccolo tatuaggio non ci starebbe male. Prima di andare a cena, allora, ci fermiamo in un negozio, con il quale proprietario avevamo parlato nel pomeriggio e ci facciamo un piccolo tatuaggio con uno splendido significato. 

Bamboo tattoo @ Bus Tattoo Phi Phi

L’unalome, o Unaalome, è un simbolo della tradizione buddhista che rappresenta il percorso dell'individuo lungo la vita. Il sentiero comincia dal centro della spirale, in una confusione di distrazioni, paure, dubbi ed incertezze. Il percorso continua e la consapevolezza e l’osservazione portano ad una linea che diventa sempre piú retta, rappresentante di una vita finalmente serena.
Dopo questo piccolo souvenir, ci tuffiamo su un’ottima cena di pesce e qualche drink, prima di andare a riposarci all’hotel.
Il giorno dopo facciamo colazione nel bar vicino all’hotel, in riva al mare e in ottima compagnia:

Il nostro vicino di tavolo

Prendiamo una long-tail boat ed andiamo a Long Beach, dove ci rilassiamo per la mattinata, prima di andare a riprendere le valigie per tornare a Phuket. 
Al Rassada Pier troviamo il taxi che avevamo prenotato tramite l’app “Grab”, un’ottima alternativa a Uber, che funzionava a Bangkok ma non a Phuket, ecco perché mi ero munita di “Grab”. Le funzionalitá sono esattamente le stesse, solo che Grab fornisce anche un servizio di trasporti su motorino (si per davvero).

Long Beach 
Arriviamo all’hotel a Patong e ci troviamo in mezzo ad una brutta situazione. L’hotel, prenotato quattro mesi prima, aveva avuto problemi di overbooking e la nostra camera non esisteva. Ci spostano quindi, a loro spese, in un hotel gestito da un italiano e ci annunciano che “se non vi piace domani vi portiamo in un posto migliore”. Peccato peró che noi volessimo solo, e finalmente, appoggiare ed aprire le valigie per tre giorni consecutivi, senza cambiare hotel in continuazione. Ci lamentiamo e protestiamo, ma alla fine non ci resta che accettare e stare per una notte all’hotel Happy Fish, che non era per niente male, ma ci aveva giá avvisato che non avrebbe avuto camere libere per la giornata seguente.
Avendo perso tempo in questa situazione ed avendo gli animi un po’ agitati, ci rilassiamo un po’ in camera e ci concediamo un buon sushi per cena. Grazie a TripAdvisor, troviamo un buon posto in cittá, dove affoghiamo il nervoso con sushi e mojito/birra.

Aspettando il sushi al No. 9 2nd Restaurant

Successivamente, andiamo a prendere un drink nella zona della festa, Bangla Street, dove i “pr” dei locali ti assaltano letteralmente per farti andare a consumare nei diversi bar. Andiamo nel primo, dove ci fanno accomodare al bancone, sopra al quale delle ragazze si muovono (ballare è un eufemismo) per ammaliare gli occhi di turisti europei ed australiani attratti dal lato del turismo sessuale thailandese. Piuttosto deprimente dal punto di vista dei diritti delle donne e del femminismo, ma una realtá che esiste e che, in quella strada in particolare, era sottolineata piú che mai. Mentre penso a queste cose e fatico a digerire il sushi, la barista tira fuori Forza 4, si, mi riferisco al gioco, e mi sfida. Giochiamo per pochi minuti, e mi rendo conto che probabilmente quella era una trappola per farmi offrire da bere, e lo era. Dopo 10 possibilitá di vittoria, la barista vince e mi fa capire che devo offrire shots a lei ed ad Anders. Anche questa tattica mostra il sunto di quella strada: un enorme trappola per turisti sotto forma di paese dei balocchi (pressoché per uomini amanti di donne-trofeo). Lo scopo di ognuna delle persone che lavorano in qualsiasi di quei bar è spremere il portafoglio, nel modo piú squallido possibile.
Decidiamo di concederci un massaggio ai piedi, ce lo meritiamo. Dopo aver letteralmente sbavato mentre dei ragazzi ci massaggiavano i piedi, ritorniamo all’hotel.
Il giorno dopo prendiamo un taxi per Surin Beach, una spiaggia piú a nord di Patong, dove troviamo un numero fattibile di turisti (russi ed inglesi ovunque) e molte nuvole nel cielo. Vista l’umiditá ed i 30 gradi, non è difficile stare in spiaggia a rilassarsi, ma la vera sfida è andare a farsi il bagno nel mare. Le onde fortissime ti fanno letteralmente cadere a terra, e questo capita a me e Bali un paio di volte, permettendo a degli inglesi che hanno assistito all’intera scena, di piangere dal ridere.
A parte i disagi con le onde, riusciamo comunque a rilassarci ed ad avere un ottimo pad thai (e molti altri piatti) nelle bancherelle di fronte alla spiaggia, spendendo 5 euro a testa. Prendiamo un tuc tuc per tornare a Patong, ci cambiamo per la sera e ci fiondiamo a farci un massaggio rilassante, ma quando usciamo dal salone, ci ritroviamo in mezzo ad una pioggia torrenziale. Rimaniamo al riparo nel salone e aspettiamo un Grab (non era tempo per prendere un tuc tuc) che ci porta a Hooters (si, davvero), per aperitivo e cena.
Promemoria à Nel caso speraste di trovare buoni cocktail ad Hooters, scordatevelo.  
Durante la cena, Marco non si sente molto in forma, ed ha chiari sintomi di insolazione (vista la pelle chiarissima). A quanto pare, anche se il cielo era coperto, i raggi solari erano riusciti a fare il loro dovere comunque. Lui decide di tornare a casa a piedi, mentre noi facciamo un giro nei bagnati night markets, prima di tornare in hotel. 

Kata Beach

Il giorno dopo cambiamo spiaggia ed andiamo a Kata Beach, una bella spiaggia e molto attrezzata, con bagno pubblici a pagamento, possibilitá di noleggiare moto d’acqua e, la cosa piú importante, bancherelle di pad thai ovunque. Inoltre, si poteva noleggiare lettini e ombrellone, cosa fondamentale per i ragazzi. Io e Bali ci mettiamo in riva al mare e verso mezzogiorno andiamo a prenderci del pad thai e del riso, per soli tre euro. Un euro e cinquanta a piatto. Buonissimi.
La sera, facciamo aperitivo e mangiamo in un night market vicino al nostro hotel, che per le ultime due notti era riuscito a trovare due camere per noi (il commento negativo su tripadvisor ed expedia non me lo sono risparmata, comunque). Il mercato, chiamato Malin Plaza, consiste in tantissime bancherelle per fare shopping ma anche bars e posti dove mangiare. Ci piazziamo al Namo bar, dove possiamo avere buoni cocktail a poco piú di 3 euro e dove possiamo anche mangiare il cibo comprato negli altri stand.
Il giorno dopo il tempo é pessimo e noi dobbiamo fare il check out dall’hotel, ma abbiamo il volo la sera tardi, quindi andiamo nella terribile e super confusionaria spiaggia di Patong, mangiamo li attorno e verso il tardo pomeriggio ripartiamo verso l’aeroporto, con direzione (di nuovo) Bangkok!
Arriviamo in cittá verso mezzanotte e mezza ed andiamo diretti in uno splendido hotel Lucky House vicino al night market di Khao San Road.

Uno dei templi nel complesso del Grand Palace

Il giorno dopo, ci aspetta un giro dei due templi must-see in Bangkok: il tempio del Buddha di Smeraldo nel Grand Palace e Wat Pho. La mattina andiamo verso il palazzo, ma veniamo fermati da un uomo che ci indica la fila davanti all’entrata e ci dice che non conviene entrare in quel momento, visto che una corriera di cinesi era appena arrivata, consigliandoci di fare un giro in barca, con uno sconto. Noi, confusi ed ingenui, accettiamo e ci avviamo verso la peggiore trappola per turisti mai esistita. Arriviamo ad un molo che non è un vero molo, un paio di uomini thai e due barche, pronte per portare i turisti nel fiume Chao Phraya e mostrarci… Beh mostrarci case, in sostanza. Rimaniamo fermi 15 minuti davanti ad una diga, facciamo un giro per il fiume vedendo case e templi in lontananza e ci fermiamo, poco meno di un’ora dopo, ad un vero molo vicino al Grand Palace. Dieci euro buttati via, che avremmo preferito dare in beneficienza.
Dai, in 10 giorni di vacanza questa è stata l’unica grande truffa, quindi ci calmiamo e facciamo per entrare nel super affollato Grand Palace: ci mettiamo pantaloni lunghi e ci copriamo le spalle con dei parei, ma questo non è abbastanza. Vengo fermata perché il pareo sulle spalle non è abbastanza, devo avere una vera maglia a maniche corte o ¾. Vado in uno degli stand davanti e prendo la prima maglia che trovo e posso finalmente entrare. Anche in questo posto, l’entrata è sui 10 euro, ma il biglietto è valido anche per il parco in Ayutthaya che abbiamo giá visitato nel nostro secondo giorno in Thailandia.

Uno dei Demon Guardians

Il palazzo, costruito nel 1782 e con 218.000 metri quadri di area circostante, consiste in piú di 36 costruzioni e attrazioni, dai piccoli musei ai templi, dalle gallerie rappresentanti le storie del regno di Siam alla cappella del Buddha di smeraldo. Ecco alcune foto (il posto era davvero pieno di gente ed i 35 gradi non rendevano la situazione piacevole, purtroppo):

Phra Siratana Chedi (dietro) e Phra Mondop (a destra)





Alcuni dettagli del complesso del Grand Palace

Chapel of the Emerald Buddha e altri templi

La meta successiva è Wat Pho, dove risiete uno dei Buddha distesi piú grandi di tutta la Thailandia. Il tempio, costruito durante il regno di Ayutthaya come monastero reale, venne restaurato nel 1793 e nel 1834, quando venne esteso, aggiungendo il tempio dove ora si trova il Buddha disteso. Il risultato è spettacolare e siamo riusciti a goderci la visita grazie alla presenza del giusto numero di turisti, l’acqua fresca compresa nel biglietto e la buona manutenzione delle strutture. Inoltre, l’uso di pantaloni e scialle è obbligatorio solo all’interno del tempio stesso e c’è la possibilitá di avere delle tuniche del tempio, in caso si sia sprovvisti dell’abbigliamento adeguato.
Wat Pho

Dettaglio del Buddha

Il Buddha disteso
Per pranzare, andiamo a Chinatown, promossa come il posto dove trovare il migliore streetfood. Ma dopo una mattinata sotto il sole cocente, abbiamo bisogno di sederci, quindi troviamo un ristorante cinese al coperto (e con aria condizionata) e dopo passeggiamo tra la confusione dei mercati e delle bancherelle.

Bancherella di amuleti prima della celebrazione del nuovo anno cinese

Bancherelle di cibo vario, qui ho trovato un ottimo Jasmine tea!
Dopo un'intensa giornata, torniamo all'hotel con in un fresco Uber e ci prepariamo per la serata. Il piano é andare in uno dei (pochi) sky bar che non richieda un dress code elegante. Andiamo quindi alla Baiyoke Tower, dove, al costo di 10 euro, si puó salire fino al 77esimo piano con la possibilitá di avere un drink allo skybar compreso nel prezzo (e gli altri drinks sono comunque sui 5 euro, costoso per la media, ma molto economico se abiti in Danimarca). 

Bangkok dall'alto

Successivamente andiamo alla Siam Square, regno dello shopping firmato occidente (con tutte le grandi marche che conosciamo) ed andiamo a cenare all'Hard Rock Hotel, con della musica dal vivo di sottofondo. Con le pancie piene e la stanchezza che si fa sentire, facciamo un giro nel pazzo night market vicino a casa, pieno di backpackers e giovani occidentali pronti per ubriacarsi, nonostante fosse solo lunedí. Noi peró abbiamo la sveglia alle 5, e ci avviamo in hotel.
Il giorno dopo si riparte, da BKK airport, con scalo di nuovo a Muscat.

Khob khun ka Thailand!

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