Avventure overseas: Quando vinci due biglietti per il concerto dei Coldplay (a Miami) – SECONDA PARTE

Ed eccomi per la seconda parte, per non lasciarvi a bocca asciutta.
Insomma, siamo arrivati a raccontare quanta fortuna abbiamo avuto a trovare un posto dove dormire la prima notte e ad arrivare al concerto (MERAVIGLIOSO) in tempo.
Ma mi sono scordata di illustrarvi il disagio provato all’uscita del concerto. Ebbene, immaginate 47mila persone in uno stadio, che abitano in un paese dove i trasporti pubblici FANNO CAGARE e che prendono la macchina anche per fare 300 metri… Immaginate più di metà di queste persone che prendono un Uber per andare al concerto, che, giustamente, era in mezzo al nulla. Ed immaginatele DOPO il concerto, quando vogliono solo tornare a casa. In mezzo a queste, diciamo, 30mila persone che non avevano un mezzo proprio al concerto, c’erano due poracce europee senza connessione internet (la quale è fondamentale per richiedere un Uber, per chi non lo sapesse). 
Il risultato è… Le due poracce europee che si trovano a fare affidamento sulla terribile connessione dell’Hard Rock Stadium, mentre Uber crasha e si crea un trafficodellamadonna. Noi, poverine proprio, richiediamo un Uber con la connessione dello stadio, corriamo in strada per cercare la macchina del nostro Uber, non la troviamo, torniamo allo stadio e rifacciamo tutto da capo. Questo procedimento si ripete 4 volte, finché non decidiamo di camminare verso un vicino Dunkin’ Donuts, sperando che abbia della connessione. Il Dunkin’ ci delude pesantemente, ma troviamo due Uber driver che stavano cercando una soluzione al sito crashato e al loro mai-una-gioia.
Ci mettiamo a parlare con uno di loro, che scopriamo essere di origine italiana, chiediamo se possiamo pagare in cash e lui acconsente. Il problema è che ha un Uber XL, che vuol dire che la sua macchina può contenere più persone e che, per questo motivo, la tratta è più costosa. Chiediamo quanto. Risponde 65 dollari.
*SESSANTACINQUE*
*INSULTI*
*PERÓ VOGLIAMO TORNARE A CASA, È DA UN ORA CHE CIRCONNAVIGHIAMO LO STADIO*
*MA SESSANTACINQUE?*
*DOVEVO FARE L’UBER DRIVER QUELLA VOLTA*
Lui vede che la nostra sofferenza e va al ribasso con 45. Accettiamo felici. Torniamo a casa sane e salve, dopo aver ricevuto un rapporto degli orrori che stanno accadendo in Venezuela (il tipo è nato a Roma, ma ha vissuto per metà della sua vita in Venezuela). Nel caso non lo sapeste, ecco un link http://www.lastampa.it/2017/07/02/esteri/tre-mesi-di-proteste-in-venezuela-vittime-e-rischio-di-guerra-civile-xIwidPrhQtgqaYvPW9PJUI/pagina.html

LA VACANZA INIZIA 
- MARTEDÌ
Dopo una bella dormita sul materasso gonfiabile di Oliver, il martedí inizia con una capatina alla “nostra” piscina, un pranzo a casa (ricordatevi che il viaggio non era proprio stato premeditato, quindi non leggerete di quanti ristoranti fancy abbiamo visitato e di quanta vida loca abbiamo fatto) e un altro Uber verso South Beach.
E che dire, la foto dice tutto.
RELAX a South Beach

Dopo esserci rosolate al sole nelle ore più calde, ci ritroviamo parecchio assetate, e decidiamo di fare un aperitivo lungo Ocean Dive.
SBAGLIATO.
Ovviamente, sapevamo che il posto era una tipica tourist trap e che probabilmente non avremmo bevuto i migliori cocktails della terra, ma la sete ci ha spinte al Cleveland. Domandiamo se l’happy hour è già iniziato ed il nostro cameriere risponde affermativamente, dandoci i listini.
Insegnamento: leggere bene i listini prima di ordinare, soprattutto se si sta cercando di risparmiare. Per riassumere cosa è successo, sappiate che metà dei drinks che abbiamo ordinato non erano inclusi nella promozione dell’aperitivo, e quando abbiamo ricevuto 100 dollari di conto siamo quasi svenute.
Il primo giro dei nostri super costosi cocktails
Speso il nostro budget giornaliero in un solo aperitivo decidiamo di andare a casa, dal nostro amico Oliver, che ci aveva promesso di portarci a fare aperitivo. Torniamo e lo troviamo con costume e asciugamano, e ci dice che vuole andare a fare una nuotata. Noi, che ormai ci eravamo lavate e cambiate per uscire, decidiamo di salire con lui a bere un bicchiere di vino. Li incontriamo un ragazzo latino americano, Juan detto (solo da noi) Giovanni, con due adorabili cagnolini.
La nostra serata si ferma lì, a chiacchere (ora sappiamo tutta la vita di Giovanni), bicchieri di vino e una carbonara easy (solo con Oliver, Giovanni era tornato nel suo appartamento) alle 10 di sera.

- MERCOLEDÌ
Il giorno dopo decidiamo di visitare la riserva di Key Biscayne, un’isola privata situata sotto a Miami Beach. Per arrivare li, prendiamo un Uber (strano) e scendiamo a Crandon Park, parco che costituisce quasi metà dell’isola. Ci avviamo alla spiaggia, bellissima e deserta. Come ci aveva detto il nostro Uber driver che ci ha portato li, infatti, l’isola è molto visitata dagli abitanti di Miami durante il weekend, e non durante la settimana.
Spiaggia meravigliosa, ma caldo atroce
Anche se le previsioni avevano predetto nuvoloso, la giornata non poteva essere più soleggiata (ed afosa), tanto che troviamo l’acqua dell’oceano CALDISSIMA. Quando ci rendiamo conto che: abbiamo poca acqua, non c’è un’anima viva né un bar sulla spiaggia, l’acqua del mare non rinfresca nemmeno un po’ e stiamo andando verso la disidratazione, decidiamo di spostarci verso un po’ di civiltà. Il problema della connessione internet persiste, e la nostra unica soluzione è quella di camminare verso Virginia Key, isoletta prima di Key Biscayne. Ci dirigiamo li, passando la corsia pedonabile/ciclabile del ponte tra le due isole, sotto agli occhi increduli degli automobilisti (non capiamo se è perché camminiamo senza godere dell’aria condizionata, se reputano che sia troppo caldo per vivere fuori dalla propria macchina o per che altra motivazione). A Virginia Key troviamo la University of Miami – Rosenstiel School of Marine and Athmospheric Science e, miracolo, EDUROAM (servizio internazionale di roaming presente nelle università ed istituti di ricerca) SI CONNETTE.
*GIOIA*
*POSSIAMO CHIAMARE UN UBER/LYFT*
*VERSO IL MOJITO ED OLTRE*
E cosí, dopo la nostra avventura giornaliera, ci avviamo verso il nostro mojito da litro, al Mojito Bar a Bayside Marketplace, posto MOLTO MOLTO MOLTO turistico a Downtown Miami, ma dove i mojiti meritano (avevo testato il posto due anni prima, in un tour della Florida con il mio ragazzo).
Eccoli, i nostri mojitini adorati:
Mojito al mango, fragola e al cetriolo
Dopo la meritatissima pausa, andiamo verso Coconut Grove, e, UDITE UDITE, decidiamo di prendere i mezzi pubblici. A Downtown Miami, infatti, c’è il Metromover, una specie di metro in superficie, gratuita, che connette SOLO i posti principali di Downtown (AmericanAirlines Arena, Museum Park, Art&Entertainment District, Bayside Marketplace ecc) ma permette una bella vista sulla cittá, soprattutto al tramonto. 

Arrivate alla fermata “Government Center”, prendiamo il Metrorail (3,25 dollari a tratta), che invece ferma direttamente a Coconut Grove. Arrivate a casa, continuiamo l'aperitivo con Oliver, cuciniamo insieme e ci rilassiamo sul divano, mentre lui parla di argomenti filosofici e noi sorridiamo ed annuiamo (io prendo sonno rovinosamente sul divano).

- GIOVEDÌ
Il giorno dopo, ce la prendiamo comoda tra piscina e pranzo a casa, ma nel pomeriggio abbiamo una meta ben precisa: Wynwood Walls, un quartiere industriale trasformato in centro artistico e super hipster. Cafès, negozi di moda alternativa e di arte, ma soprattutto, splendidi murales creati da artisti da tutto il mondo.
Il mio preferito:

Il caldo, nonostante siano le 4 del pomeriggio, si fa davvero sentire e, dopo aver girato un po' di negozietti, troviamo un bar, un po' nascosto, ma con un ottimo bartender. Uno dei Moscow Mule migliori mai bevuti!
Oggi però abbiamo un vero e proprio appuntamento con Oliver. Alle 6, infatti, torniamo a casa per farci portare alla Marina di Coconut Grove, dove lui va spesso a fare aperitivo e servono cozze e gamberi a un dollaro l’uno (e cocktail a metà prezzo). 
Il tramonto di questo giorno meno rosa dal giorno precedente, ma meraviglioso:

I mojitos però, non sono buoni come il giorno prima! Ma non importa, oggi abbiamo una destinazione per la sera: CALLE OCHO (no, non è una canzone di Pitbull, ma il centro pulsante di Little Havana, il quartiere latino per eccellenza di Miami). Chiamiamo un Uber ed appena scendiamo dalla macchina capiamo subito che siamo nel posto giusto: musica salsera, locali pieni di gente ma... ristoranti che stanno per chiudere! Quindi ci fiondiamo in uno che non sembra male, anche se la scelta non è vasta e la fame è tanta. Dopo cena, via diretti a Ball and Chain, locale consigliato da Oliver, pieno di gente, umidità al 1000%, ma pieno di cuban vibes.
Murales a Little Havana
La musica ci rapisce immediatamente, e non siamo le uniche. Personalmente, non avevo mai visto persone ballare così naturalmente, senza spingere chi gli sta attorno, adattandosi allo spazio circostante. Il pollo alla cubana, però, non è stato un’ottima scelta, e sono troppo appesantita per scatenarmi. Mi prendo una coca-cola per cercare di digerire e faccio per sedermi per far eun po’ di sano people-watching.
IMPOSSIBILE.
In cinque minuti seduta, sei uomini mi chiedono di ballare. E no, non perché sono una bellezza rara o perché trasudo italianità da ogni puro, semplicemente per ballare. Provo a ballare un po’, ma non riesco proprio a seguire l’altra persona, e il pollo, ancora, non aiuta. Nel frattempo Marti e Vale si scatenano, ma per breve tempo: nonostante le cuban vibes, fa troppo caldo per ballare come pazze.
E la nostra serata finisce così, passeggiando per Calle Ocho, cercando di digerire il pollo e di non pensare all’umidità. Ma appena arriviamo a casa, una capatina notturna alla piscina non ce la toglie nessuno!

VENERDÌ
Ultimo giorno nella nostra amata Coconut Grove, che passiamo a rosolarci al sole ed a esplorare il quartiere che ci ha ospitato per 5 giorni. Oggi Marti torna in Italia, mentre noi andiamo da un altro host di Couchsurfing, Alex, a Miami Beach. Questo però non ha nessuna recensione nel suo profilo e sono un po' preoccupata (a Vale non interessa particolarmente). Preoccupazione infondata, perchè non potevamo trovare un ragazzo più a posto e gentile. Tra l'altro, abita in un posto strategico, vicinissimo a Lincoln Road e i suoi negozi. Il momento dello shopping è arrivato e viene seguito da un sushino a Sushisamba, un ristorante fusion brasiliano/giapponese/peruviano (che raccomandiamo). 

- SABATO
Ultimo giorno per la scoperta di Miami Beach. Camminando verso la spiaggia ci perdiamo e ci ritroviamo al Memorial dell'Olocausto (del quale non troverete foto qui, ma potete ovviamente googlarlo). Il monumento, di primo acchitto, ci sembra un po' fuori luogo ma, parlando con Alex più tardi, scopriamo che il luogo è stato scelto perchè la parte sud della Florida ha ospitato un gran numero di ebrei sopravvissuti all'Olocausto, e questi nel 1984 decidettero di creare il memorial.
Proseguiamo verso un posto più allegro, Mid Beach, spiaggia praticamente identica a South Beach, ma con più hotel di lusso.
Nel tardo pomeriggio, salutiamo Miami Beach e ci dirigiamo verso Hollywood, dal quale saremmo ripartite verso l'Europa la sera dopo.
Li abbiamo prenotato una stanza tramite Airbnb, la famiglia brasiliana che ci ospita è dolcissima e, finalmente, dormiamo su un letto vero.

-DOMENICA
La nostra host brasiliana ci consiglia di andare, nel nostro ultimo giorno in Florida, a Fort Lauderdale Beach, e noi accettiamo il consiglio. E penso abbiamo fatto bene:

Dopo che il relax viene interrotto da un'intera famiglia (zii, cugini, nonni e nipoti) che decide di posizionarsi vicino a noi, andiamo a provare il vero simbolo americano: HOOTERS 😆
Ecco la prova:

Alle sei andiamo verso il nostro Airbnb, dove avevamo lasciato le nostre valigie. Ci cambiamo, ci sistemiamo e via all'aeroporto! Li ceniamo e iniziamo a comprare le provviste per il viaggio, visto che non abbiamo nessun pasto incluso. Ma quando arriviamo al gate, veniamo chiamate dall'hostess che ha una super notizia per noi!!!
"YOU'VE BEEN UPGRADED."
Il sogno di una vita.
Ebbene si: gratis drinks!!!!


Il viaggio verso casa è andato più che bene e... l'avventura finisce qui!
Spero abbiate gradito, scusate per il post lunghiiiissimo!
A presto!!

Commenti

Post popolari in questo blog

Le 14 cose che amo della Danimarca

3 giorni nelle isole Faroe

Perché visitare la Polonia?